venerdì 3 novembre 2017

Liguria e Basilicata, amiche di lingua e di terra


Articolo pubblicato su Il Mattino di Foggia

A tu per tu con la professoressa universitaria Patrizia Del Puente, per parlare di salvaguardia dei dialetti e del gemellaggio linguistico Ligure-Lucano 

I dialetti, in Italia, sono un patrimonio da salvaguardare. Parleremo di questo compito di studio e tutela dei vari dialetti con la docente universitaria glottologa e linguista di fama internazionale Patrizia Del Puente, attraverso il progetto A.L.Ba. Inoltre, una curiosa scoperta di affinità linguistica tra Liguria e Basilicata, con un approfondimento dello straordinario album di Fabrizio de André, “Crêuza de mä”. 


Cos’ è il progetto A.L.Ba. e quali obiettivi si pone?

Il progetto A.L.Ba. significa Atlante Linguistico della Basilicata e si pone come un’istituzione che mira a sensibilizzare i lucani stessi all’importanza del dialetto. La Basilicata è la regione con la situazione dialettale più interessante ed è per questo che ho scelto di occuparmene. A.L.Ba. ha gli obiettivi di raccogliere tutte le lingue della Basilicata, di tutti i suoi 131 comuni e di salvaguardarle. Oggi, con internet e i nuovi mezzi di comunicazione, vengono preferite dai giovani lingue ritenute più “prestigiose” che rischiano di condizionare e affrettare un mutamento non naturale, portando a una maggiore italianizzazione e addirittura anglicizzazione dell’italiano. Non solo si perdono parole e fonemi ma si finisce per perdere strutture sintattiche e morfologiche. Questo progetto regionale si spera un giorno si estenderà a tutta l’Italia, inserendo magari nelle ore scolastiche studi sui dialetti.

Perché è importante salvaguardare il patrimonio linguistico della Basilicata come tutto il patrimonio linguistico di ogni luogo?
I dialetti sono scrigno storico e di identità; sono un serbatoio da cui l’italiano ha sempre attinto. Ricordiamo che alcuni luoghi non hanno documenti storici e non hanno nulla per ricostruire la propria identità. L’unico modo per ricostruirne identità è studiarne la lingua. Sul territorio della Basilicata vi sono colonie gallo-italiche, provenienti dalla parte più occidentali della Liguria, al confine della zona del Monferrato. Addirittura, la provenienza della Liguria è stata mediata da una puntata in Sicilia e da lì in poi, i lucani, sarebbero risaliti in Basilicata stabilendovisi. Questo è accaduto in particolare nelle colonie di Piceno e di Tito. Occorre dire e interessare le persone che i lucani vengono dalla Liguria e che hanno avuto un contatto con la cultura siciliana; questo lo possiamo fare grazie al fatto che queste lingue si siano salvate nel tempo.

Dunque la Basilicata e la Liguria potremmo definirle “ Amiche di lingua”?
Assolutamente si. Liguria e Basilicata sono terre di accoglienza e, la Liguria, per certe zone della Basilicata, come già accennato, ne è madre di lingua.



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Fabrizio De André

Questo fatto interessante si collega a uno dei cantautori più importanti della storia della musica italiana: il genovese Fabrizio de Andrè, il quale si deduce abbia avuto un rapporto stretto con la Basilicata grazie all’album “Anime Salve”, in particolare grazie alla canzone “Ho visto Nina volare”. Nel testo c’è un riferimento diretto alla cultura lucana del “masticare e sputare” delle contadine lucane. Questo legame tra  Liguria e Basilicata porta a chiederci se, da punto di vista linguistico/dialettale all’interno di album totalmente dialettali e straordinari come “Creuza de Ma”, ci siano affinità tra dialetto ligure e lucano e se sì, quali?

Tutti i dialetti presentano affinità perché derivano dal latino volgare. Per quanto riguarda il discorso della Basilicata, dobbiamo pensare a vari tipi di dialetti e sicuramente i dialetti che si parlano nelle colonie gallo italiche condividono, oltre al lessico, anche tratti fonetici che appartengono al ligure. Uno per tutti è il fenomeno della lenizione, che marca molto il genovese. In Crêuza de mä, ci sono molte parole che perdono l’antica ’t’ latina e la ‘ch' latina e questi sono tratti che troviamo nei dialetti ad esempio di Potenza, di Pietragalla, Pignola, Picerno, Tito, ecc., come pure il troncamento di altri participi. Quando De André è venuto qui, dunque, si sarà sentito in famiglia. De André era un grande e fine osservatore della lingua e lo si vede in tutti i suoi testi, non solo in quelli dialettali dell’album. Credo abbia percepito la Basilicata come una sorta di eden: il ligure che si incarna nei dialetti meridionali e i dialetti meridionali che si sposano col ligure.


Crêuza de mä è un’opera straordinaria, decretata da artisti famosi come David Byrne, leader dei Talking Heads, come una tra le opere migliori mai composte, non replicabile, sia per melodia e ricercatezza dei suoni. Ma ancor più eccezionale è l’operazione linguistica di De André, che ha esportato il dialetto ligure verace in mezzo mondo. Quale fu l’operazione vera di De André dal punto di vista linguistico nell’album?

De André ritrovava suggerimenti linguistici di ogni parte del mediterraneo dentro al dialetto ligure. Non dimentichiamo che ‘la lingua di Genova’ è la figlia di una grande repubblica marinara che in molti modi è entrata in contatto con le altre realtà linguistiche del mediterraneo. L’interferenza linguistica porta a contaminazione, che ne sono arricchimenti. De André non ha cercato di arricchire il dialetto verace dei testi ma ha riscontrato la presenza di altre lingue nel dialetto. Ha cercato le prove di quella mediterraneità che il genovese gli regalata costantemente; cercava la conferma di quel mondo mediterraneo che era tutto racchiuso nella lingua genovese. 
Nei racconti di  Crêuza de mä c’è una cultura e realtà che è genovese, ma può esser di qualsiasi altro paese del mediterraneo. De André voleva scrivere poesie del mediterraneo e voleva dimostrare che il mediterraneo si incarnava nel genovese.


Oltre a Crêuza de mä, quali altri album sarebbero importanti da conoscere e su cui fare riferimento per avere una panoramica precisa e interessante sui nostri dialetti?

C’è una serie di album dialettali sardi; ci sono una serie di album dialettali come quelli del primo Pino Daniele e ci sono album di musica popolare dilettale salentini e lucani, molto interessanti. C’è un gruppo lucano di musica popolare, gli “Arena Nera”, che hanno attuato un progetto fantastico, traducendo in dialetto lucano tutti i testi di De André con un risultato bellissimo. 

Liguria e Basilicata gemellate anche in questo.

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